20.11.12

[RECE] La Redenzione del Samurai


La Redenzione del Samurai è, oltre ad una lettura piacevolissima e carica di rimandi alla cultura e a tutta la produzione nipponica cinematografica -e letteraria- di un certo tipo (su tutti Vagabond, Ronin, I sette samurai, i film di Kitano e l'Hagakure), l'ennesima prova della bontà de Le Storie come iniziativa editoriale e, al tempo stesso, un albo talmente coraggioso che sarebbe stato impensabile vederlo pubblicato da un editore come Bonelli.
Almeno fino ad ora.


Sì, perché La Redenzione del Samurai è un manga in tutto e per tutto, un fumetto per palati raffinati, per gli amanti della buona narrazione e per gli appassionati di tematiche proprie del mondo orientale, che con la nostra cultura hanno in realtà poco da spartire.
Nonostante questo non è affatto un prodotto atipico, ma rientra perfettamente nello standard Bonelli, perché il livello è altissimo, la cura per tutto ciò che rende finito l'albo è quella tipica a cui la casa editrice ci ha abituato, i disegni di Accardi sono puliti e curatissimi in ogni dettaglio, completamente al servizio della storia e della narrazione, per un albo che nessuno come Andrea Accardi avrebbe saputo rendere meglio.


Terminato l'orgasmo visivo posso solo provare a immaginare l'enorme mole di documentazione che ha accompagnato il disegnatore durante tutto il suo lavoro, perché ogni elemento inserito in una qualsiasi vignetta non è mai di troppo o fuori luogo, e tutto questo contribuisce a delineare un mondo credibile, perfetto e assolutamente realistico, e la cosa più bella è che questo vale per il paesaggio così come per la vegetazione, passando per l'abbigliamento di tutti i personaggi messi in scena, arrivando persino al modo di impugnare la fida katana.


Tutto questo però avrebbe avuto tutto un altro sapore se in regia non ci fosse stato uno come Roberto Recchioni, uno che sull'argomento la sa lunga e che in questo soggetto ha messo tutta la sua passione per il mondo orientale e per le cose che di questo mondo sono a lui più care: Bushido, Chambara, Hagakure, samurai, onore, giustizia, vendetta e katane. 
Durante tutta la lettura dell'albo si percepisce chiaramente la passione di Roberto -così come la sua profonda conoscenza di quel fantastico e lontano mondo in cui valorosi samurai impiegavano la loro arte per mantenere la pace e la tranquillità nel loro feudo, sempre fedeli al proprio daimyo nel loro strettissimo codice d'onore- profusa in ogni singola pagina di sceneggiatura.


Tutti questi elementi miscelati tra loro danno vita a un prodotto unico, capace di mettere d'accordo sia i seguaci e i cultori dei manga -quelli che non leggono altro, per intenderci- sia i lettori Bonelli, che trova nella narrazione un nuovo punto di arrivo per il fumetto nostrano basandosi e costruendosi su uno stile perfettamente rodato e "di casa" nel Paese del Sol Levante, che si basa su vignette sprovviste di dialoghi e passaggi muti per comunicare più di quanto possano fare i balloon (e qui mi vengono in mente tavole di Vagabond e Lone Wolf and Cub, giusto per citare due esempi), in una sorta di poesia che rivela il proprio significato solo alle orecchie che vogliono davvero ascoltare.

Non so se La Redenzione del Samurai sia la cosa più bella scritta da Roberto Recchioni oppure no, anche perché prima di affermarlo mi riservo perlomeno il diritto di leggere il seguito, ma di certo è una delle cose più belle che ho avuto il piacere di leggere e che sicuramente si piazza sul podio delle pubblicazioni migliori dell'anno, tanto sul fronte testi quanto su quello disegni.




 P.S.
Tornando ai disegni, ribadisco quello che ho detto QUI guardando le primissime tavole dell'albo rilasciate in anteprima, e cioè che in tutto l'impressionante lavoro svolto da Accardi ci vedo la stessa cura maniacale per i dettagli che ha reso famoso il Texone di Magnus, e basta soffermarsi per un po' su alcune panoramiche, o vignette/cartolina che dir si voglia, per rendersene conto.

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